Clima, Galletti: obiettivo green economy, l’Italia è ripartita da qui

Il Ministro in una intervista a L’Unità: Cop 21 crei strumento per de-carbonizzare il pianeta
A Parigi è in corso la partita del secolo e dagli spalti si vedono molti giocatori in campo. Si susseguono bilaterali tra Paesi grandi e piccoli, molti incontri riservati tra delegazioni di tecnici che stanno affrontando tutti i nodi per provare a spianare la strada del possibile accordo.
Barack Obama, nel suo ultimo incontro stampa ha almeno chiarito un punto centrale quando ha spiegato che l'eventuale accordo sul clima «deve essere vincolante, almeno per quanto riguarda la trasparenza e le revisioni periodiche degli obiettivi di diminuzione delle emissioni di gas serra».

È una delle questioni sulla quale la diplomazia climatica mondiale finora non è riuscita «a chiudere». Un meccanismo di validazione serio e incontestabile per ogni singolo impegno di riduzione di gas serra in ogni singolo Paese è determinante per superare promesse e furbizie. E la delegazione italiana sta lavorando per questa prospettiva, come spiega il ministro Gianluca Galletti.

Ministro, partiamo dall'Italia. Secondo le Nazioni Unite e l'inventario delle emissioni di Ispra, il nostro Paese ha centrato gli obiettivi di Kyoto diminuendole emissioni del 16,1% rispetto a1 1990 nel periodo 2008-2012. E’un dato incoraggiante?

«Certo. L'Italia porta a Parigi il suo buon lavoro fatto in questi anni per la riduzione delle emissioni. L'Onu oggi non ci dice solo che abbiamo tagliato il traguardo del primo periodo di impegno del protocollo di Kyoto, ma anche che siamo ‘well on track’, cioè ben avviati al raggiungimento dell'obiettivo finale. Questo dimostra che l'Italia prende sul serio gli impegni, e noi da Parigi rilanciamo la sfida nel quadro dell'accordo europeo raggiunto a ottobre scorso. L:economia green in Italia è una realtà, e rappresenta il comparto trainante della ripresa».

Qual è l'obiettivo anche industriale del Governo in tema di economia verde?

«È quello di trasformare tutta l'economia in "green economy", traghettando il sistema dell’economia lineare del Novecento verso l’economia circolare del terzo millennio, quella che non spreca materie prime e non produce rifiuti. Questa scelta non dipende dall’esito di Parigi, è una direttiva strategica già acquisita per il futuro dell’Italia.

L’impegno alla Cop21 è portare tutta la comunità internazionale a condividere questa nostra scelta di fondo e a dotarsi di un accordo internazionale che sia uno strumento operativo e legale per de-carbonizzare l’economia del pianeta».

Nel frattempo l'Agenzia Europea per l'Ambiente dice però che l'Italia è stata maglia nera per le morti da inquinamento nelle città nel 2012.

«Credo che, come giustamente ha rilevato il ministro Lorenzin, questi dati debbano essere vagliati dal nostro Istituto Superiore di Sanità, anche per verificare se i parametri adottati siano gli stessi intuiti i Paesi oggetto della ricerca. Ciò detto, l'Agenzia ha confermato una situazione grave e nota da tempo, che non va in alcun modo sottovalutata e che il Governo sta affrontando nella consapevolezza che si tratta di un problema strutturale da superare con soluzioni strutturali. Nella pianura padana, ma anche nelle principali città italiane, da anni si rilevano sistematici superamenti dei limiti di polveri sottili e altri inquinanti derivanti dalle attività civili: i trasporti e i consumi domestici».

Questo problema può essere risolto?

«Sì, ma solo con una profonda modifica delle dinamiche urbane e delle nostre abitudini e stili di vita individuali. Dobbiamo ridurre drasticamente l'uso dei mezzi privati per il tragitto casa lavoro, spingere a fondo sui mezzi elettrici e ibridi, puntare sul car-sharing e promuovere l'uso della bicicletta come mezzo di locomozione primario e non solo nel tempo libero, anche con incentivi, come accaduto in passato, a mezzi a pedalata assistita. Dobbiamo abbandonare prima possibile i sistemi di riscaldamento di vecchia generazione che consumano e inquinano tanto. Dobbiamo pensare a ogni edificio, nuovo ma soprattutto vecchio da restaurare, come autosufficiente dal punto di vista energetico. Si tratta di moltiplicare l'uso di tecnologie esistenti. Abbiamo varato diverse azioni, e ne cito solo due. Con gli eco-bonus per le ristrutturazioni edilizie, confermato in legge di stabilità, da anni è i corso un programma di ambientalizzazione "dal basso" del patrimonio edilizio urbano con ottimi risultati ambientali e di volano occupazionale per il comparto delle costruzioni. Sulla mobilità, abbiamo finanziato negli ultimi anni 573 interventi per 625 milioni di euro in favore di 169 enti locali. Sono progetti che vanno dalla realizzazione di piste ciclabili ai servizi di auto condivise alle colonnine di ricarica per le auto elettriche, programmi di sostenibilità per il trasporto pubblico».

Come stanno procedendo i negoziati della Cop21? La posizione dell'India pro-carbone sembra lasciar intendere che la strada per un accordo è in salita.

«Sono al lavoro in queste ore i gruppi detti `spin-off, che hanno iniziato a riunirsi da lunedì sera su capacity building, trasferimento di tecnologia, compliance delle questioni legali e di governance, mitigazione, adattamento, trasparenza, finanza. Sapevamo bene che le difficoltà sarebbero venute principalmente dall'esigenza di. conciliare le ragioni dello sviluppo con quelle della riduzione delle emissioni. Mettere d'accordo tutti i Paesi del mondo è complesso, lo ha ammesso anche Obama, ma vedo una grande presa di coscienza globale. Gli impegni unilaterali assunti da Usa e Cina, ma, io dico soprattutto, la formidabile spinta morale che viene da Papa Francesco lasciano ben sperare. Lo stesso premier indiano Modi ha detto di non volersi mettere di traverso sulla via della stipula di una intesa globale. E sappiamo che il successo di una intesa sul clima si gioca in India ed in altri grandi Paesi invia di sviluppo. La nostra sfida non è solo quella di far sì che mezzo miliardo di occidentali che hanno già molto consumino un po' meno energia, ma è di far sì che 2,6 miliardi di indiani e cinesi possano migliorare la loro qualità di vita cominciando ad avere l'energia elettrica pulita in ogni villaggio, senza produrre gas serra. Credo che esistano le condizioni per un accordo, ma ci sarà tanto la lavorare anche sul lato dei contributi dei Paesi ricchi per le misure di adattamento dei Paesi poveri».

Renzi ha annunciato un significativo impegno economico nellalotta al global warming. Quali sono priorità e risorse?

«Il nostro impegno nazionale vale 4 miliardi di dollari, si inquadra nell'ambito delle politiche internazionali di cooperazione per la riduzione del cambiamento climatico. È l'impegno che noi Paesi sviluppati abbiamo preso a Copenaghen nel 2009 in occasione della Copl5 per sostenere l'azione dei Paesi invia di sviluppo in materia di clima con 100 miliardi di dollari. Si tratta di attività di cooperazione e i 4 miliardi sono la misura di un impegno dal 2015 al 2020. Nello specifico sono contributi ai fondi multilaterali come il Global Environmental Facility e il Green Climate Fund; della quota parte delle attività di cooperazione riferibili al clima, del contributo previsto dalla legge di ratifica del Protocollo di Kyoto. A questi si aggiungono i proventi derivanti dalle aste dei permessi di emissione, destinati, tra le altre cose ad interventi di cooperazione internazionale sul clima. Un impegno importante che integra e completa lo sforzo reale che in questi giorni l'Italia mette in campo per far sì che Parigi segni una svolta e un successo».

 


Ultimo aggiornamento 08.12.2015