Conclusa la 30° Riunione delle Parti del Protocollo di Montreal – i progressi per prossimo appuntamento nel 2019 a Roma

Si è conclusa a Quito (Ecuador) la 30° Riunione delle Parti del Protocollo di Montreal (MoP) sulle sostanze lesive per lo strato di ozono, dopo una intensa sessione di lavori che ha impegnato le delegazioni dei 197 Paesi contraenti nella settimana dal 5 al 9 novembre.  

La riunione ha permesso di marcare una serie di importanti passi avanti verso la piena operatività dell’impianto attuativo dell’Emendamento di Kigali per inserire gli idrofluorocarburi (HFC) tra le sostanze regolate dal Protocollo in vista della sua entrata in vigore il prossimo 1 gennaio 2019. Sono stati in particolare raggiunti gli accordi tra le parti su una lista di tecnologie approvate a livello internazionale per la distruzione degli HFC e per avviare l’adeguamento del sistema di reporting dei dati di produzione, consumo, import ed export delle sostanze previsto ai sensi dell’articolo 7 del Protocollo Montreal  anche alle misure richieste per il monitoraggio degli HFC. Una specifica attenzione è stata dedicata anche al negoziato in corso sulle modalità per assicurare, al di fuori dei meccanismi di compliance previsti dal Protocollo ed in cooperazione con altre istituzioni e meccanismi finanziari multilaterali, il mantenimento ed il miglioramento dell’efficienza energetica nell’ambito della transizione a tecnologie alternative nei settori che saranno interessati dalla progressiva riduzione degli HFC, tra cui in particolare i settori della refrigerazione e del condizionamento.

La 30° MoP ha poi iniziato ad affrontare la delicata questione delle emissioni inattese di triclorofluorometano (CFC-11), una delle principali sostanze già bandite a livello globale dal Protocollo di Montreal di cui è stato recentemente registrato un incremento non previsto grazie agli studi pubblicati nel maggio 2018 su alcuni articoli di riviste scientifiche internazionali, successivamente confermati anche da organizzazioni indipendenti quali l’Environmental Investigation Agency (EIA). A Quito, difatti, tutti i Paesi si sono detti concordi ad intraprendere nuove e più stringenti misure di verifica nazionale dell’avvenuto rispetto degli obblighi di eliminazione di CFC-11 previsti dal Protocollo di Montreal, affidando inoltre ai Panel scientifici di esperti internazionali  previsti dal Trattato - il Technological and Economic Assessment Panel (TEAP) e lo Scientific Assessment Panel (SAP) -  il compito di analizzare e fornire ulteriori informazioni sulle possibili fonti di emissione illegale di queste sostanze. Considerato che solo l’anno scorso diversi organismi internazionali, tra cui la NASA, avevano certificato il successo sin qui raggiunto dal Protocollo di Montreal, stimando una riduzione ai livelli pre-1980 del buco dell’ozono  entro il 2050-2070, l’obiettivo delle Parti è quello di intraprendere future azioni di contrasto e mitigazione che per evitare che si registrino significative deviazioni di questa traiettoria.

La 30° MoP di Quito ha segnato anche un successo per l’Italia, la cui candidatura ad ospitare nel 2019 la prossima 31° Riunione delle Parti a Roma è stata accolta con un caloroso applauso da tutte le delegazioni dei Paesi presenti. Sarà quindi nel nostro Paese, 17 anni dopo la MoP organizzata a Roma nel 2002, che tutti le Nazioni del mondo si ritroveranno l’anno prossimo per continuare a discutere di come procedere nella fondamentale salvaguardia dello strato di ozono che garantisce la protezione della vita sulla terra, e sulle modalità con cui il Protocollo di Montreal potrà contribuire all’attuazione dell’Accordo di Parigi. Un enorme successo per il Governo Italiano, fortemente impegnato per un’ambiziosa azione internazionali di contrasto ai cambiamenti climatici a cui, senza dubbio, il know how e le capacità del settore pubblico e privato nazionale non mancherà di dare un contributo.  

 

 


Ultimo aggiornamento 20.11.2018