Gli Interferenti Endocrini

Direzione Generale Patrimonio Naturalistico e Mare

Divisione IV: Biosicurezza, OGM, fitosanitari e sostanze chimiche

 

 


L’adozione, da parte del Parlamento Europeo e del Consiglio, del regolamento (CE) n.1907/2006 (denominato “regolamento REACH” dall’acronimo Registration, Evaluation, Authorisation of CHemicals) è stata considerata una svolta significativa nella gestione del rischio delle sostanze chimiche presenti sul mercato. Il regolamento REACH prevede, in particolare, l’acquisizione di informazioni sulle caratteristiche tossicologiche, ecotossicologiche e fisico-chimiche relative ad ogni sostanza in commercio.

Alcune sostanze, note alla comunità scientifica come interferenti endocrini, sono già oggetto di severe restrizioni e limitazioni in base al Regolamento REACH, poiché già classificate, in base alle loro proprietà, come CMR (Cancerogeni-Mutageni-tossici per la Riproduzione), o PBT (Persistenti, Bioaccumulabili o Tossici) o vPvB (molto Persistenti, molto Bioaccumulabili).
Tuttavia, riguardo alle sostanze sospettate di agire come “interferenti endocrini”, si deve segnalare che non sono ancora disponibili criteri condivisi a livello internazionale ed europeo che permettano la loro individuazione.

Gli interferenti endocrini sono sostanze in grado di alterare il sistema endocrino, influenzando negativamente diverse funzioni vitali quali lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e il comportamento sia nell’uomo che nelle specie animali.

Gli interferenti endocrini possono agire a diversi livelli:

  • simulando l'azione degli ormoni prodotti dal sistema endocrino e inducendo quindi reazioni biochimiche anomale;
  • bloccando i recettori delle cellule che riconoscono gli ormoni (recettori ormonali) e impedendo la normale azione degli ormoni prodotti dal sistema endocrino;
  • interferendo sulla sintesi, sul trasporto, sul metabolismo e sull'escrezione degli ormoni naturali, alterandone così la concentrazione.

 

Gli interferenti endocrini costituiscono un ampio ed eterogeneo gruppo di sostanze tra i quali figurano contaminanti ambientali persistenti, composti utilizzati in prodotti industriali e di consumo nonché composti naturali come i fitoestrogeni. 
Le sostanze che possono alterare il sistema endocrino sono state raggruppate in due principali categorie:

  • gli ormoni naturali (estrogeni, progesterone, testosterone naturalmente prodotti nell'organismo umano o animale e i fitoestrogeni contenuti in alcune piante, come i germogli alfalfa e i semi di soia);
  • gli ormoni di sintesi (concepiti espressamente per interferire sul sistema endocrino modulandone la funzionalità) e le sostanze chimiche sintetizzate dall'uomo, concepite per usi industriali, agricoli (ad es. prodotti fitosanitari) e per taluni beni di consumo (ad es. additivi per materiale plastico) nonché sostanze chimiche (contaminanti) derivanti dai processi industriali (ad es. diossine).

 

Nell’ambiente è stato osservato che gli interferenti endocrini possono causare anomalie nella riproduzione di alcune specie, associate a cambiamenti nel comportamento e alterazioni del sistema immunitario. In particolare sono stati osservati fenomeni di mascolinizzazione o femminilizzazione in molluschi e pesci di aree contaminate.
Nell’uomo gli Interferenti Endocrini possono giocare un ruolo rilevante in alcune patologie quali malformazioni congenite dei neonati, sviluppo di tumori endocrini (tiroide, ovaio), ritardo nello sviluppo sessuale e alterazione del sistema immunitario.
Gli Interferenti Endocrini possono essere presenti in prodotti di uso comune come cosmetici, giocattoli, mobili, prodotti per la casa.

La “Strategia Comunitaria in materia di sostanze che alterano il sistema immunitario” [COM(1999) 706] ha adottato la definizione di interferente endocrino come una “sostanza che altera la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie o di una (sotto)popolazione”.

L’interesse della comunità scientifica e amministrativa nei confronti dei possibili effetti sulla salute umana e sull’ambiente dovuti all’esposizione ad interferenti endocrini è sensibilmente aumentato in questo ultimo decennio, per via del fatto che queste sostanze possono agire in fasi particolari del ciclo vitale, colpendo le fasce maggiormente vulnerabili della popolazione.

La Strategia Comunitaria ha permesso, in primo luogo, di individuare un primo gruppo di sostanze (alcune centinaia) che agiscono come interferenti endocrini e ha reso possibile, in secondo luogo, l’adozione di alcuni interventi di carattere normativo (primo fra tutti il “regolamento REACH”) con i quali sono state stabilite procedure per una gestione mirata del rischio di queste sostanze.

Nel 2008, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha promosso uno studio triennale (concluso nel 2011) sulla valutazione del rischio (esposizione ed effetti) di contaminanti emergenti negli ecosistemi e nella popolazione umana: Progetto PREVIENI: Studio in aree pilota sui riflessi ambientali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti (interferenti endocrini): ambiente di vita, esiti riproduttivi e ripercussioni nell’età evolutiva”.

Il Progetto di ricerca, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, ha coinvolto tre unità di ricerca (Dipartimento di Scienze Ginecologiche, Perinatologia e Puericultura dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, Dipartimento di Scienze Ambientali dell’ Università degli Studi di Siena e Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità) e si è articolato in 3 programmi di ricerca:

1) Studio su popolazioni animali sentinella in due oasi del WWF;
2) Studio sull’infertilità umana;
3) Studio satellite sull’esposizione transgenerazionale (trasferimento madre-neonato).

 

A livello normativo sono state prese diverse iniziative ad hoc per ridurre l’esposizione agli Interferenti Endocrini, soprattutto per i bambini:

  • nella primavera del 2010 alcuni Paesi (Canada, Danimarca, Francia) hanno adottato a livello nazionale il divieto di impiego del bisfenolo A nei biberon. Si tratta di una sostanza chimica usata prevalentemente in associazione con altre sostanze per produrre plastiche e resine;
  • la direttiva 2011/8/UE del 28 gennaio 2011 della Commissione Europea vieta la fabbricazione (dal 1° marzo 2011) e l’immissione sul mercato e l’importazione nell’UE (dal 1° giugno 2011) di biberon in policarbonato contenenti bisfenolo A;
  • la Danimarca ha vietato l’utilizzo di due parabeni impiegati come conservanti nei prodotti cosmetici per bambini fino a tre anni di età.

 

Il regolamento sull’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio il 13 gennaio 2009 (regolamento n.1107/2009) prevedeva che entro il 2013 la Commissione presentasse una proposta concernente criteri specifici per valutare le proprietà di interferente endocrino delle sostanze. La Commissione, non avendo potuto presentare la proposta entro il termine stabilito per mancanza di consenso tra gli esperti sui citati criteri, si è impegnata a farlo entro il primo semestre del 2014.

Gli stessi criteri stabiliti per i prodotti fitosanitari potranno essere in seguito utilizzati per individuare “interferenti endocrini” nel più ampio gruppo delle sostanze chimiche industriali.
La Commissione ha pubblicato, nel 2011, il 4° rapporto relativo all’attuazione della strategia comunitaria in materia di sostanze che alterano il sistema endocrino [SEC(2011)1001].


Ultimo aggiornamento 04.05.2023