Amianto: Carabinieri del NOE di Trento e Brescia sequestrano impianto per uso di terre contaminate rivendute come materia prima

Roma, 5 marzo 2020 - Una vera e propria task force si è presentata nei giorni scorsi presso una delle più importanti aziende trentine che opera nell’ambito delle attività di scavo e movimentazione terra, riciclaggio di rifiuti speciali e bonifiche ambientali di siti contaminati.
Le attività di verifica, predisposte dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale, sono scaturite da una segnalazione relativa all’impropria gestione di una ingente quantità di rifiuti contaminati da amianto provenienti da Castelfranco Veneto in provincia di Treviso che, invece di essere smaltiti come previsto dal piano di bonifica e dal pubblico capitolato in discarica, erano stati invece recuperati dalla BIANCHI s.r.l. di Isera in provincia di Trento e rivenduti come materia prima.
I Carabinieri del NOE di Trento, insieme con gli ispettori del Nucleo Investigativo dell’APPA e con il supporto del Nucleo Operativo Specialistico del Corpo Forestale Trentino, del Servizio Minerario e dell’Ispettorato del Lavoro, nel corso della perquisizione hanno verificato che l’azienda gestiva i rifiuti rendendo artificiosamente difficoltosa la loro tracciabilità e in molte occasioni, senza sottoporli alle analisi previste dall’autorizzazione ambientale, li miscelava abusivamente tra di loro per poi, direttamente o combinati con il cemento, utilizzarli per la realizzazione di sottofondi stradali, riempimenti di vario tipo, opere edilizie, copertura di discariche, ecc..
Gli inquirenti oltre a rilevare all’interno delle aree aziendali degli stoccaggi abusivi di terre contaminate da amianto provenienti da Prevalle in provincia di Brescia, hanno anche accertato la quasi totale difformità dell’impianto rispetto a quanto previsto dall’autorizzazione ambientale e di conseguenza proceduto al sequestro di gran parte delle aree adibite dall’azienda alle illecite attività di gestione dei rifiuti, degli apparati di vagliatura e addizione del cemento e della cava di Mori, sempre di proprietà della medesima ditta.

Per questi motivi i Carabinieri del NOE di Brescia, su indicazione dei colleghi di Trento, hannno proceduto al al sequestro del sito. L’azienda, nonostante l’importante sequestro, potrà comunque continuare a lavorare nella parte dell’impianto dove vengono lavorati i materiali riciclati non legati e ad utilizzare tutti i mezzi d’opera.
Sul sequestro dovrà ora esprimersi la Procura della Repubblica di Rovereto, mentre le posizioni dei responsabili sono al vaglio della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Trento, coordinata dal Procuratore Distrettuale dott. Sandro Raimondi, poiché le ipotesi di reato riguardano le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.

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Ultimo aggiornamento 06.03.2020