I cambiamenti climatici

 

 

 

I cambiamenti climatici ed il Protocollo di Kyoto


 

L'effetto serra è un fenomeno naturale che permette il riscaldamento dell'atmosfera terrestre fino ad una temperatura adatta alla vita. Senza l'effetto serra naturale, sarebbe impossibile vivere sulla Terra, poiché la temperatura media sarebbe di circa -18 gradi Celsius. L'effetto serra è possibile per la presenza in atmosfera di alcuni gas detti gas serra. Negli scorsi decenni le attività dell'uomo, in particolare la combustione di vettori energetici fossili e il disboscamento delle foreste tropicali, hanno provocato un aumento sempre più rapido della concentrazione dei gas serra nell'atmosfera alterando l'equilibrio energetico della terra. Come conseguenza si è avuto un anomalo aumento della temperatura atmosferica. I modelli climatici prevedono entro il 2100 un aumento della temperatura media globale compreso tra 1,4 e 5,8 gradi Celsius. L'aumento della temperatura atmosferica media è la causa principale dei cambiamenti climatici.

I cambiamenti climatici riguardano l'aumento, in intensità e frequenza, dei fenomeni estremi (uragani, temporali, inondazioni, siccità, ?), l'aumento del livello dei mari, la desertificazione, la perdita di biodiversità. La comunità scientifica internazionale ha dibattuto a lungo sulle cause e sulla intensità sia dell'effetto serra che dei cambiamenti climatici. Oggi ormai l'evidenza scientifica del legame delle alterazioni del clima con le attività antropiche gode di largo consenso fra gli scienziati. Non altrettanto concorde è l'opinione sul metodo migliore per contrastare tale tendenza.

 

I cambiamenti climatici ed il Protocollo di Kyoto
 
 
La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, approvata a New York il 9 maggio 1992, è la risposta pensata a livello internazionale per contrastare e ridurre al minimo gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sul nostro pianeta. La Convenzione ha come obiettivo la stabilizzazione a livello planetario della concentrazione dei gas ad effetto serra che sono le principali sostanze in grado di interferire ed alterare il clima globale.
I sei gas capaci di alterare l'effetto serra del nostro pianeta sono:
 
  • l'anidride carbonica (CO2);
  • il metano (CH4);
  • il protossido di azoto (N20);
  • gli idrofluorocarburi (HFC);
  • i perfluorocarburi (PFC);
  • l'esafluoruro di zolfo (Sf6).
Il Protocollo di Kyoto, firmato nel dicembre 1997, rappresenta lo strumento attuativo della Convenzione.
Il Protocollo di Kyoto, sulla base del principio di "comuni, ma differenziate responsabilità", impegna i paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione ad una riduzione delle emissioni dei principali gas ad effetto serra rispetto ai valori del 1990. I Paesi soggetti a vincolo di emissione sono 39 ed includono, fondamentalmente, i paesi europei (inclusi quelli dell'est ), il Giappone, la Russia, gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia e la Nuova Zelanda. Gli obiettivi specifici di riduzione delle emissioni sono stati quantificati per il periodo 2008-2012.
 
Successivamente, per i periodi oltre il 2012, saranno negoziati nuovi obiettivi che potrebbero includere un numero di paesi maggiore.
Il Protocollo di Kyoto diventerà vincolante quando sarà ratificato da un numero di paesi le cui emissioni totali, al 1990, rappresentino almeno il 55% delle emissioni di gas serra di tutti i paesi con vincoli. L'Italia, insieme agli altri paesi dell'Unione Europea, rientra fra i paesi che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto. I paesi che hanno già compiuto l'atto formale della ratifica sono 124 e rappresentano il 44,2% delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra (*) (Status di ratifica del Protocollo di Kyoto ).
 
Gli Stati Uniti d'America, il principale emettitore di gas serra con una quota del 36,1% sul totale, non hanno ancora ratificato. L'annuncio del Marzo 2001 della loro intenzione di non ratificare è rilevante da un punto di vista politico, ma non è sufficiente per impedire l'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. La ratifica di pochi altri paesi (come l'Australia con il 2,1% delle emissioni e la Russia con il 17,4% delle emissioni) permetterebbe di superare la quota del 55% e far sì che il Protocollo di Kyoto entri legalmente in vigore.
Nota: (*) Aggiornato al 3 Settembre 2004

 

Gli obiettivi di riduzione delle emissioni


 

 Il Protocollo di Kyoto impegna i paesi elencati nell'Annesso I della Convenzione (paesi industrializzati e paesi ad economia in transizione) a ridurre le emissioni annue di gas serra del 5,2 % rispetto ai valori del 1990, nel periodo 2008-2012, con riduzioni differenti per ogni singolo paese.

In particolare, l'Unione Europea ha un obiettivo di riduzione del 8%, nell'ambito del quale l'Italia si è impegnata a ridurre le emissioni del 6,5%. L'obiettivo italiano risulta ambizioso in funzione del fatto che l'Italia è caratterizzata da una bassa intensità energetica ed, inoltre, dal 1990 ad oggi le emissioni italiane di gas serra sono notevolmente aumentate. Per tale motivo lo sforzo reale richiesto per rispettare al 2008-2012 gli obblighi previsti dal Protocollo di Kyoto è del 19 % circa; in termini assoluti ciò equivale ad una riduzione delle emissioni di circa 93 milioni di Tonnellate di CO2eq
Per alcuni Paesi dell'Annesso I non è prevista alcuna riduzione delle emissioni, ma solo una stabilizzazione; ciò vale per la Federazione Russa, la Nuova Zelanda e l'Ucraina. Invece, rispetto al 1990, possono aumentare le loro emissioni fino all'1% la Norvegia, fino all'8% l'Australia e fino al 10% l'Islanda.
Nessun tipo di limitazione alle emissioni di gas-serra viene previsto per i Paesi in via di sviluppo.

Gli strumenti attuativi del Protocollo di Kyoto

Il Protocollo di Kyoto prevede due tipi di strumenti per conseguire le riduzioni proposte:
 
  • Politiche e misure - Le politiche e misure sono quegli interventi previsti dallo Stato attraverso programmi attuativi specifici realizzati all'interno del territorio nazionale.
  • Meccanismi flessibili - I meccanismi flessibili, invece, danno la possibilità di utilizzare a proprio credito attività di riduzione delle emissioni effettuate al di fuori del territorio nazionale. Questo è permesso considerando il fatto che i cambiamenti climatici sono un fenomeno globale ed ogni riduzione delle emissioni di gas serra è efficace indipendentemente dal luogo del pianeta nel quale viene realizzata. Si distinguono tre tipi di meccanismi flessibili: International Emissions Trading (IET), Clean Development Mechanism (CDM) e Joint Implementation (JI)

 

Strumenti per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto
Figura 1. Strumenti per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto

 

I meccanismi flessibili


 

I meccanismi flessibili sono strumenti economici mirati a ridurre il costo complessivo d'abbattimento dei gas serra, permettendo di ridurre le emissioni lì dove sia economicamente più conveniente pur nel rispetto degli obiettivi di tipo ambientale.

 

I meccanismi di flessibilità previsti dal Protocollo di Kyoto sono i seguenti:
  • International Emissions Trading(IET) - consiste nella possibilità che uno stato, ed eventualmente un'azienda, possa comperare o vendere ad altri stati o aziende permessi di emissione in modo da allineare le proprie emissioni con la quota assegnata: il soggetto interessato venderà tali permessi quando le proprie emissioni sono al di sotto della quota assegnata, mentre li comprerà quando le proprie emissioni sono al di sopra della quota assegnata. I permessi di emissione vengono chiamati Assigned Amount Units ed indicati con la sigla AAUs.
  • Clean Developement Mechanism (CDM) - è un meccanismo di collaborazione attraverso il quale le aziende o gli stati che realizzano progetti a tecnologia pulita nei paesi in via di sviluppo ricevono crediti di emissione pari alla riduzione ottenuta rispetto ai livelli che si sarebbero avuti senza il progetto. Tali crediti vengono chiamati Certified Emissions Reductions ed indicati spesso con la sigla CERs
  • Joint Implementation (JI) - è un meccanismo di collaborazione tra paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione, per il raggiungimento dei rispettivi obiettivi di riduzione delle emissioni. Analogamente al CDM, permette di ottenere crediti di emissione attraverso investimenti in tecnologie pulite in altri paesi. Tali crediti vengono chiamati Emissions Reductions Units ed indicati con la sigla ERUs
La direttiva sull'Emissions Trading(Link)

 

Per saperne di più


 

Il Protocollo di Kyoto prevede che un paese con vincoli di emissione (paese elencato nell'Annesso I della ConvenzioneUNFCCC) debba avere tanti permessi di emissione quante sono le reali emissioni di gas serra alla fine del 2012. Un certo numero di permessi di emissione sono allocati inizialmente fra i vari paesi tenendo conto delle emissioni storiche al 1990 e dell'impegno di riduzione preso. Tali permessi vengono indicati come AAUs. Altri tipi di permessi possono essere creati attraverso attività di riduzione implementate in altri paesi con vincoli (crediti di tipo ERUs), oppure essere creati attraverso attività di riduzione implementate in paesi non soggetti a vincoli. Questi ultimi vengono indicati come crediti CERs

saperne

I permessi di emissione, una volta allocati o creati, possono essere venduti, acquistati, accumulati o commerciati nel rispetto delle regole di Kyoto, salvo restando l'obbligo di mantenere un numero uguale o superiore di permessi rispetto alle emissioni reali. Il mercato stabilirà un prezzo per tali permessi.
Se un paese compreso nell'annesso I può abbattere le emissioni ad un costo inferiore rispetto al prezzo di mercato dei permessi, allora potrà vendere parte dei permessi (AAUs) sul mercato. Se invece un paese ha costi marginali d'abbattimento più elevati rispetto al prezzo di mercato, allora sarà più conveniente acquistare permessi sul mercato (AAUs, CERs o ERUs).
L'acquisizione dei permessi di tipo (ERUs e CERs), oltre che con l'acquisto sul mercato, può avvenire anche attraverso la realizzazione di progetti di riduzione (progetti JI e CDM). Le riduzioni conseguite vengono così acquisite, sotto forma di permessi ERUs e CERs, dalla parte investitrice.

Ultimo aggiornamento 30.11.2023