Sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi: “Protocollo offshore” 

Per quanto riguarda la normativa in materia di attività petrolifere offshore, l’Italia con il Decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145Attuazione della direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE” ha recepito e ha disposto  i requisiti minimi per prevenire gli  incidenti  gravi  nelle operazioni in mare  nel  settore  degli  idrocarburi  e  mitigare le conseguenze di tali incidenti.

Il Ministero partecipa con il supporto di ISPRA, insieme ai rappresentanti delle Capitanerie di porto, della Marina Militare e dei Vigili del Fuoco, al Comitato Centrale Offshore e alle sue articolazioni sul territorio costituite dai Comitati Periferici (Italia settentrionale, Italia centrale, Italia meridionale). Il Comitato Offshore ha lo scopo di garantire la sicurezza e la protezione del mare dai potenziali inquinamenti che potrebbero derivare da incidenti gravi occorsi alle piattaforme di estrazione petrolifera offshore.  Il Comitato, che svolge funzioni di regolamentazione, vigilanza e comunicazione alle Autorità comunitarie provvede, anche con l’ausilio di specifiche ispezioni, alla valutazione e all’accettazione delle “Relazioni sui Grandi Rischi” presentate dagli operatori del settore di estrazione di idrocarburi. In particolare, il Ministero, attraverso i membri delle Direzioni Generali coinvolte, garantisce la massima salvaguardia degli ecosistemi marini dalle eventuali immissioni in mare di idrocarburi o sostanze pericolose e la sicurezza delle strutture e dei lavoratori che operano nel settore offshore.

Infine, ai sensi dell’art 25, comma 3 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145,  il Ministero, anche avvalendosi dell'ISPRA, trasmette annualmente alle Commissioni parlamentari competenti un “Rapporto sugli effetti per l'ecosistema marino della tecnica dell'airgun. L’airgun è la tecnica di indagine più utilizzata per le prospezioni geofisiche a mare utilizzate per la caratterizzazione del fondale e della struttura e composizione del substrato sedimentario e roccioso.

 

L'Accordo Italo-Franco-Monegasco Ramoge

Nell’ambito della Convenzione di Barcellona, l’Italia ha stipulato nel 1976 un accordo trilaterale con la Francia e il Principato di Monaco (Accordo RAMOGE) con cui ha sancito il principio di cooperazione tra i tre Stati nella lotta agli inquinamenti e nella protezione della biodiversità marina, nelle acque comprese tra La Spezia e Marsiglia. Nel quadro dell'Accordo è stato adottato un piano di cooperazione, il "Piano RAMOGEPol", che prevede una stretta cooperazione tra le autorità francesi, italiane e monegasche nella lotta antinquinamento, con il coinvolgimento dei mezzi dei tre Stati per migliorare la sinergia e le capacità di intervento.

L’area di applicazione del piano è denominata “Zona RAMOGEPol” e si estende dalla foce del Rodano, ad ovest, al faro di Capo d'Anzio (nel Lazio) ad est, comprendendo Sardegna e Corsica. Nell’ambito del piano, con cadenza annuale, è prevista l’organizzazione di un’esercitazione nel corso della quale i tre Stati firmatari testano la capacità di coordinamento e di risposta al verificarsi di un evento inquinante.

 

Il supporto tecnico al Ministero dell'Ambiente: Convenzione con l’ISPRA

Il Ministero ha stipulato una convenzione con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che, in caso di emergenze causate da inquinamenti marini da idrocarburi e altre sostanze nocive, assicura attraverso il proprio Servizio Emergenze Ambientali in mare, la disponibilità di una task force dedicata e reperibile h24.

Gli obiettivi della convenzione sono:

  • contribuire alla migliore definizione degli scenari che richiedono interventi di emergenza apportando conoscenze e dati di natura ambientale;
  • contribuire all’assunzione di decisioni in materia di strategie di lotta agli inquinamenti marini accidentali;
  • contribuire al monitoraggio costante dell’evoluzione degli eventi accidentali durante l’emergenza;
  • rendere maggiormente efficiente ed efficace il flusso di informazioni tra tutti i soggetti interessati.

 

Monitoraggio delle piattaforme offshore (1. Pattugliamento 2. Sorveglianza satellitare)  

L'organizzazione nazionale di prevenzione degli inquinamenti marini prevede un sistema integrato di sorveglianza, che consente il controllo costante delle piattaforme per l'estrazione di idrocarburi situate nelle acque nazionali. Il sistema è basato su una attività combinata di monitoraggio tramite pattugliamento aereo e navale e sorveglianza satellitare, per l’individuazione in tempo reale di sversamenti accidentali di idrocarburi.

Inoltre, quattro unità navali in convenzione con il Ministero, equipaggiate con un sistema di tracciamento che consente di visualizzarne on line posizione, rotta e velocità, effettuano attività di pattugliamento delle aree di mare dove insistono le piattaforme offshore per l’estrazione di idrocarburi.

Immagini radar, acquisite quotidianamente dalla costellazione satellitare COSMO-SkyMed, sono elaborate in tempo reale e analizzate ai fini della rilevazione dell'eventuale presenza di sostanze oleose sulla superficie del mare. Nelle aree in cui non è pianificata l'attività di telerilevamento satellitare, vengono programmate apposite missioni di volo da parte degli aeromobili della Guardia Costiera, sulla base di una apposita convenzione.

 

 


Ultimo aggiornamento 01.06.2023